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      La Raccolta 2016 secondo Giorgio Franci

      Olive raccolte

      Non si può mai davvero sapere come andrà a finire la guerra fin quando non ci si trova all’ultima battaglia. Forse è proprio vero che si dà il meglio di sé quando si è messi a dura prova. Altrettanto vero è che consapevolezza, cura costante e impegno assiduo possono essere le armi adatte a prevenire finali a sorpresa. Riadattando un celebre adagio dello sventurato ma coraggioso Don Chisciotte, potremmo dire che “uomo preparato, mezzo salvato”.

      In una annata difficilmente comprensibile, difforme, mutevole, per molti la campagna olearia sembra essere giunta al capolinea già da qualche tempo. Chi non ha potuto ricorrere ai ripari o chi si è mosso troppo tardi ha dovuto arrendersi, rinunciando addirittura a raccogliere, oppure ha tentato di salvare il salvabile, portando al proprio frantoio olive fortemente compromesse dagli attacchi della mosca olearia. Inutile dire, dunque, che da parte nostra abbiamo constatato una notevole flessione nelle frangiture per conto terzi, tanto da spingerci a pensare di essere tornati indietro nel tempo, a due anni fa, all’annus horribilis della raccolta 2014.

      In realtà, però, non è corretto fare paragoni: quella del 2014 fu una annata dai contorni molto incerti, talvolta anche drammatici, durante la quale pochi ebbero scampo, mentre, in una campagna di difficile gestione ma di grande potenzialità come quella 2016, a coloro che hanno dato, gli olivi hanno restituito. A chi se ne è preso cura, a chi li ha osservati, silenziosamente, a chi ha condiviso con loro l’afa estiva e le gelate invernali, a chi li ha protetti come doveva e come poteva. Piccole premure, in cambio di bellissime olive fresche, sane, intatte, come le nostre.

      Monitoraggi regolari, interventi tempestivi e mirati, attenzioni continue, l’utilizzo di prodotti consentiti in agricoltura biologica, ecco cosa ha salvato la nostra produzione, garantendoci, anche in condizioni climatiche non favorevoli, una materia prima in ottima salute e di eccellente qualità. Conoscenza, sapienza ed esperienza, abbinate alle nuove tecnologie, sono riuscite poi a rendere perfezione ciò che è stato coltivato con pazienza ed amore: una lavorazione attenta, meticolosa e scrupolosa, come da nostra prassi, ci ha consentito di ottenere un prodotto finale pulito, con dei profili netti, nitidi ma allo stesso tempo complessi ed eleganti.

      In questa raccolta 2016 ci sono alcune cultivar che si sono espresse in modo particolarmente vigoroso ed accurato, una su tutte la varietà Frantoio, che ci sta regalando dei magnifici fruttati. Il Villa Magra ed il Villa Magra Grand Cru di quest’anno presentano una struttura articolata, raffinata, con punte vegetali molto accentuate, ma armoniche e bilanciate; amaro e piccante risultano lungamente persistenti al palato e alquanto marcati, ma nel complesso ben dosati ed in equilibrio.  Un’altra cultivar che spicca nella nostra produzione 2016 è il Moraiolo, la cui notevole carica amara, decisa e penetrante, va sfumando verso un finale lungo e morbido di cicoria e mandorla.

      Certo, mentirei se dicessi che è stata una passeggiata ottenere certi risultati e sarei un bugiardo ancora peggiore se negassi le difficoltà a cui tutti noi produttori andremo incontro nell’anno che verrà. Viviamo i nostri olivi tutto l’anno e tutti i giorni: li guardiamo, li scrutiamo, li coccoliamo, percorriamo passi infiniti, chilometri interi per non tralasciare neanche un albero, e poi tutto sembra giocarsi sul finale, nei due mesi della raccolta. Anche quest’anno, però, quando abbiamo visto il piazzale del frantoio riempirsi di olive, come tante piccole macchie di verde che illuminano il grigiore dei mesi autunnali, il cuore ha fatto un balzo e si è gonfiato di orgoglio ed emozione.

      Lo so, non sarà un anno facile. Ma finché c’è oliva, c’è speranza.

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